Il metodo

La caratteristica del dacheng quan (yi quan) è l’assenza di forme prestabilite (tao lu, kata), come quelli tipici del taiji quan e delle arti marziali in generale.

Gli obiettivi principali nella pratica sono:

  • la salute, la forza interna e la meditazione
  • il recupero dell’istinto naturale e la difesa istintiva
  • la trasformazione energetica e percettiva, l’evoluzione della coscienza.

Lo studio del dacheng quan consta di diverse parti in relazione tra loro:

Nel dacheng quan si parte dalla constatazione che l’essere umano ha perduto il suo naturale rapporto con se stesso e la natura, soffocando la sua energia vitale e la sua salute: deve quindi darsi degli strumenti di osservazione e di addestramento per riscoprire tale rapporto.

In Cina il dacheng quan è praticato negli ospedali come tecnica per aumentare la risposta di difesa dell’organismo o facilitare il ripristino energetico post-operatorio; è anche praticato da persone sane che vogliono aumentare il loro livello di vitalità  e di forza e dai circoli di pugilato cinese o di taiji quan per aumentare l’efficacia della loro disciplina.

Il punto di partenza del dacheng quan è lo studio della postura e del rilassamento.

Ogni posizione deve diventare confortevole e permettere di passare da uno stato di rilassamento ad uno di tensione con estrema scioltezza e naturalezza.

Questa parte è la chiave tanto per la meditazione che per i successivi passi d’addestramento.

Le posture di base sono simmetriche e permettono la migliore regolazione energetica; quelle avanzate, asimmetriche, sono molto impegnative e risultano utili per il combattimento per la struttura interna che sviluppano e perché permettono di sviluppare l’istinto combattivo naturale.

Dalle posture si passa allo studio del movimento elastico interno attraverso movenze lente che ricordano il taiji (principale corrente interna cinese), fino a cominciare a lavorare sui passi, che devono essere leggeri, felini e densi, come se ci si muovesse nell’acqua.

Gli spostamenti ricordano la seconda corrente interna, il bagua zhang. Quando le posizioni e i movimenti raggiungono un buon livello si comincia a modificarne il ritmo, concatenandoli tra loro liberamente in una specie di “danza istintiva”.

Lemissione di forza ricordano la terza corrente interna, lo xingyi quan, che fu la base di studio del fondatore della scuola Wang Xiangzhai; egli studiò in seguito numerosi stili, errando per la Cina alla ricerca dei migliori maestri. Morto nel 1963 lasciò in eredità  il suo lavoro di ricerca: molte scuole, terapeutiche e di arti marziali, devono molto ai suoi studi.

Gli esercizi in coppia ricordano gli esercizi del taiji quan e, per alcuni aspetti, il wing chun (famosa scuola del sud della Cina).

Al di là  degli aspetti tecnici, l’aspetto più importante del dacheng quan è la sua caratteristica di essere un metodo di auto-formazione e di fare appello al recupero dell’istinto naturale, anziché ad elaborate, quanto spesso inutili, tecniche.