Yiquan, scienza e arte

L’yi quan è attualmente molto in voga, tanto tra i praticanti d’arti marziali che tra le persone interessate alle pratiche terapeutiche cinesi.
Numerosi articoli, libri e videocassette concernenti l’yi quan sono ormai facilmente disponibili; tuttavia, la terminologia utilizzata resta estremamente vaga e le spiegazioni date sulle basi della pratica poco precise.

Yi quan o Dacheng quan?

Un esempio di questa confusione riguarda già  il nome della disciplina: le discussioni tra i fautori del termine “yi quan” (YQ) e gli altri di quello “da cheng quan” (DCQ) sono, in realtà , senza vera sostanza.
Effettivamente il M° Wang Xiangzhai (1886-1963), fondatore dell’YQ (da non confondersi con il xin yi quan, molto più antico), all’età  di 50 anni pare avesse effettuato oltre mille combattimenti acquisendo per questo una grande notorietà , espressa nel soprannome attribuitogli di “Mani del Paese”.
Uno degli amici e ammiratori di Wang Xiang-zhai, appassionato di boxe cinese donò alla sua arte l’appellativo di DCQ (“boxe del grande conseguimento”).
Tale nome divenne famoso in seguito ad un’intervista rilasciata da Wang Xiangzhai apparsa sul quotidiano Shi Bao.
Il M° Wang, inizialmente infastidito per il nome attribuito alla sua scuola, finì con l’accettarlo considerando di dover fare il possibile per assumerlo degnamente.
Successivamente, fino alla fine della sua vita, Wang Xiang-zhai chiamò la sua arte semplicemente quan xue (“scienza della boxe”).

Dopo la morte di Wang Xiangzhai, Yao Zongxun, uno dei suoi primi allievi considerato il principale successore, tornò al primitivo nome di YQ, convinto che solo Wang Xiang-zhai in persona potesse assumere a pieno titolo il termine DCQ.
Altri praticanti vollero invece mantenere quest’ultimo nome come ideale verso il quale tendere, per senso di dovere e di rispetto nei confronti del loro maestro.
Si possono comprendere pienamente entrambi gli atteggiamenti, impregnati d’umiltà  e di rispetto, come i due rovesci della stessa medaglia: diritto e dovere.
Non ha quindi senso litigare per questo.
Altri maestri considerano l’YQ come l’iniziale prodotto di Wang Xiangzhai, ancora legato agli insegnamenti ricevuti dal suo maestro di xing yi quan GuoYun-shen, mentre considerano il DCQ come il prodotto finito e completo della ricerca di Wang Xiangzhai.
Questo punto di vista è però, a nostro avviso, una forzatura: lo dimostra il fatto che un maestro come Li Jian-yu, che ha studiato con Wang Xiangzhai negli ultimi vent’anni di vita del fondatore, chiami la sua pratica YQ esattamente come il Dott. Yu Yong Nian, che collaborò con Wang Xiangzhai e introdusse le sue tecniche d’attivazione energetica negli ospedali cinesi, parli invece di DCQ.
Queste differenze tra maestri che hanno lavorato direttamente con Wang Xiangzhai, dimostrano quindi che YQ e DCQ sono termini diversi per dire sostanzialmente la stessa cosa: scienza della boxe cinese (quan xue) di Wang Xiangzhai.

L’arte di Wang Xiangzhai è da considerarsi solo un sistema marziale tra i tanti?

Lo stesso fondatore, inoltre, a ns. avviso non va visto come semplice caposcuola di un nuovo sistema marziale tra i tanti, ma come l’iniziatore e artefice di un processo di ricerca e di riforma delle discipline cinesi, che permette di comprendere ed estrapolare i meccanismi sui quali si basano i principi universali dell’attivazione energetica, del movimento umano e della lotta istintiva.
Se questa visione è condivisa, allora non possiamo considerare il DCQ-YQ come un prodotto finito da copiare fedelmente, ma come l’avvio di un processo che ci deve permettere di formare una vera scienza del pugilato e dell’attivazione energetica.
Ciò che avvalora il ns. punto di vista è la constatazione, nell’ambito delle stesse tecniche e procedure, delle differenze d’approccio e di sostanza tra i diversi maestri, tutti allievi diretti di Wang Xianzhai, in funzione dei diversi obiettivi della loro pratica.
La pratica del DCQ-YQ dimostra inoltre che si può mirare ad obiettivi ampiamente superiori al mero confronto in combattimento a mani nude o alla semplice pratica igienistica per la salute, per addentrarsi invece nel cuore della propria evoluzione percettiva e della coscienza, indipendentemente dalla visione etica o religiosa personali.