La forza del movimento a spirale

Ciò che distingue il taiji quan e le altre arti taoiste da tutte le altre arti marziali è la caratteristica del tipo di movimento, in particolare il movimento a spirale.

Con la pratica del movimento a spirale si accede al cosiddetto movimento interno e quindi allo sviluppo della forza interna.

L’argomento teorico è estremamente complesso da sviluppare, incomprensibile se non è associato alla pratica.

Nella scuola Chen (taiji quan), per esempio, l’allenamento del movimento a spirale è condotto prevalentemente sulla massima lunghezza strutturale, in senso laterale al corpo, nella posizione del cavaliere (Ma Bu), di conseguenza è molto evidente.

Nella scuola Yang, invece, il movimento a spirale è più allenato sul piano sagittale, quindi sulla minima lunghezza strutturale, nella posizione dell’arco (Gong Bu) ed è meno appariscente.

Nello yi quan lo si allena sui tre piani spaziali contemporaneamente nella posizione a T (dingbabu o santishi) e non lo si nota esternamente.

Il primo obiettivo nella pratica interna è ricostruire una mappa corporea che rispecchi il corretto allineamento articolare, per questo si alternano esercizi di allungamento a esercizi di rilasciamento.

La mente ha bisogno di un certo tempo per entrare in contatto col corpo e rilevarne la mappa fisiologica, soprattutto quando il corpo è in movimento.

Per un principiante, tanto più lungo è il percorso della trasmissione del movimento all’interno del corpo, tanto più tempo ha la mente per registrarlo.

Ciò che bisogna prendere in considerazione quando si affrontano queste discipline è saperne cogliere il percorso evolutivo, che implica comunque molto tempo di pratica e non permette di bruciare tappe.

Taiji quan, xingyi quan, bagua zhang, yi quan (dacheng quan), con i relativi stili e sottostili, possono essere praticate indifferentemente singolarmente o contemporaneamente.

Ciascuna di queste scuole ha delle peculiarità  che spiccano maggiormente, ma ognuna di queste possiede elementi delle altre.

In Cina, prima del 1600, non esisteva nulla di codificato che non fossero le “pratiche taoiste”; successivamente, per ragioni storiche, sono nate le varie scuole e si sono evolute al pari del linguaggio e della scrittura.

Ogni percorso può essere valido, se ci si concentra sull’essenza, anziché perdersi negli aspetti esteriori.

La forma esterna cambia conseguentemente allo sviluppo della qualità  interna e, nel tempo, più piccolo è il movimento esterno più vigore ha quello interno.

L’equilibrio è una condizione di moto che si alterna attorno all’asse centrale di un corpo.

Occorre incanalare il movimento affinché non ci siano dispersioni dello stesso in direzione tangenziale alla struttura ossea, come avviene nel movimento consuetudinario, che definiamo esterno.