Danzare l’energia (jian wu)

Nel qigong e nellyiquan esistono diversi esercizi singoli che, combinati tra loro, possono dare vita ad una sorta di libera danza espressiva.

In tal modo si libera l’energia e spontaneamente ci si muove nello spazio.

Quando Wang Xiangzhai negli anni ’40 propose a Pechino il suo stile, privo delle classiche concatenazioni prestabilite (tao lu, kata), nel quale ognuno poteva concatenare liberamente i movimenti appresi ed esprimersi in una sorta di danza marziale, dovette fare molta impressione e suscitare vivo interesse.

Il mondo artistico

Anche nella danza questo concetto si è fatto gradualmente largo: non solo sequenze prestabilite e tecnicamente impostate, ma anche fasi di movimento spontaneo, seppur mediate dalla conoscenza acquisita. Metodi come la danza contemporanea e la biodanza prevedono infatti la libera improvvisazione, nella quale far emergere l’espressività  e le emozioni.

Volendo poi fare un parallelo con la musica potremmo dire che, una volta apprese molte scale e solfeggi, molti pezzi musicali, il musicista è pronto ad improvvisare su un tema scelto.

Non si tratta quindi dell’improvvisazione di chi non conosce lo strumento e le regole musicali, ma di chi li ha talmente interiorizzati da poterli gestire in piena libertà .

In particolare nel jazz troviamo la massima espressione di questo concetto. Di solito ci si accorda su un ritmo o una base musicale, sulla quale il singolo musicista è libero di improvvisare (jam session).

La stessa idea può essere ripresa nelle arti marziali

Molti confondono un buon livello d’esecuzione di un gesto con l’obiettivo finale dello studio.

Il messaggio che passa è questo: più gesti conosci e più li concateni correttamente tra loro, più sei bravo. In tal modo però si confonde un’abilità , la capacità  mnemonica e coordinativa, con l’agilità  istintiva che permette un rapido adattamento a situazioni impreviste.

Il livello esecutivo rappresenta dal nostro punto di vista solo una base necessaria per “andare oltre”: eseguire correttamente un gesto o una sequenza non è sufficiente, ogni forma è solo un manuale di studio scritto da altri, ogni tecnica va liberata dallo schema con cui si è trasmessa per poter diventare finalmente libera e adattabile alla situazione reale, che non segue binari già definiti.

In altri termini occorre diventare non solo dei buoni esecutori, ma dei creatori, dei liberi compositori dei propri movimenti. La forma nasce per trascendere se stessa, dalla forma deve nascere la non-forma, sintesi liquida e adattabile all’imprevisto.

Non si combatte usando forme prestabilite, ma applicando principi e liberando corretti movimenti e risposte all’irruenza dell’avversario.

Questo non significa negare il valore della tradizione, che ha attraversato il tempo grazie alle sequenze prestabilite: la forma così intesa può essere un importante riferimento, se in essa è trasfusa l’esperienza cristallizzata del maestro o della scuola che l’ha diffusa, ma tale elemento, da solo, non è sufficiente proprio perché cristallizzato e quindi privo della flessibilità  applicativa necessaria.

Le forme, inoltre, sono portatrici di un rischio: quello di irrigidire e stereotipare le risposte motorie, limitando la libertà  espressiva del praticante e rendendo i movimenti meccanici, artificiosi, e quindi innaturali. Questo avviene soprattutto negli stili esterni, dove i movimenti sono rapidi e ricchi di enfasi.

Il movimento naturale prevede la plasticità nel cambiamento e l’assenza di sforzo, l’apprendimento è intelligente e “aperto”, non “chiuso” e rigido. Che tipo di mente avrà  una persona che si allena per anni a sviluppare risposte ripetitive e meccaniche? La rigidità  mentale non può anche essere il risultato di una rigidità  fisica?

Il concetto non è diverso per il qigong

In questo caso si studiano diversi esercizi per organizzare le energie e dare loro nutrimento.

Ogni esercizio di respirazione, ogni postura, ogni movimento… ha lo scopo di amplificare, concentrare e far fluire l’energia nel corpo.

Diventando capaci di organizzare sempre meglio la propria energia attraverso singoli esercizi eseguiti con attenzione e consapevolezza, si acquisisce gradualmente la capacità di ottenere una regolazione spontanea auto indotta dell’energia. Questa auto induzione dell’energia si manifesta attraverso l’espressione libera dei movimenti appresi, chiamata “danza della salute” o “danza dell’energia”.

Tipi di danza

La danza può avere quindi diversi obiettivi, dalla libera espressione corporea, all’amplificazione dell’energia, al combattimento con l’ombra.

Si possono quindi catalogare tante danze quanti sono gli esercizi.

Ad esempio potremo eseguire la danza di un particolare animale, quando si provi a liberare il movimento di un singolo animale nelle sue molteplici varianti, o degli animali qualora si mescolino tra loro animali diversi.

Potremo anche eseguire una danza della forza elastica interna (shili), dell’emissione di forza (fali) o degli spostamenti (bufa). Potremo inserire tecniche, colpi, difese e schivate come per mimare un combattimento (san shou) animati dall’immaginazione. Gli esempi sono innumerevoli.

Diamo un esempio di una delle possibili danze marziali eseguita dal M° Paolo Magagnato attraverso il seguente video.