Taiji tuishou

Tuishou, via per acquisire sensibilità

di Paolo Magagnato

Il tuishou (“mani che spingono”) è considerato nel Taijiquan un esercizio fondamentale per accedere a livelli più profondi di studio.

Il motivo principale dell’interesse per il tuishou sta nel fatto che attraverso esso è possibile testare la struttura delle posture, il radicamento, la connessione interna, sviluppando sensibilità e armonia.

Tutti i cosiddetti “stili interni” normalmente insistono su modalità di esercizi a coppie nei quali il contatto è soffice: questo permette di provare movimenti, direttrici di forza e tecniche applicative riducendo considerevolmente i possibili rischi legati allo scontro diretto in combattimento.

Gli esercizi morbidi di contatto costituiscono quindi una fase intermedia nello studio del combattimento, ma non solo: anche chi non è interessato all’aspetto puramente applicativo può trarre notevoli benefici da tali esercizi, perché grazie ad essi potrà testare l’effettiva bontà delle proprie acquisizioni.

Nel Taijiquan la pratica del tuishou è complementare a quella della forma e delle tecniche singole. Attraverso la forma si studia l’assetto corporeo e la qualità di forza interna che si genera in ogni movimento. L’idea è diventare flessibili e resistenti in ogni posizione e in ogni passaggio tra una posizione e l’altra: il tuishou completa questo studio permettendo di sentire la qualità di forza generata dal compagno e la propria capacità di assorbire tale forza attraverso il corpo verso il terreno, per restituirla poi in modo elastico e senza sforzo.

Il corpo deve diventare come un arco che, assorbendo la forza avversaria, si carica come una molla, si tende come un elastico.

Questo tipo di processo prevede che ogni gruppo muscolare si allunghi mentre cede alla forza avversaria diventando un elastico che utilizza forza eccentrica per caricarsi, per poi restituire la forza elastica accumulata facendo squilibrare l’avversario o facendo cadere nel vuoto la sua azione.

Ding jin, dong jin

Ding jin significa “sentire la forza elastica interna” (il jin, per l’appunto), propria e dell’avversario. Sentire il movimento intenzionale dell’avversario permette di regolare il proprio corpo, di capire le proprie connessioni interne, lo sviluppo del movimento del compagno d’allenamento.

Dong jin significa invece “comprendere la forza elastica interna”, per capire dove si genera, come si sviluppa e quale intenzione ci sia all’interno del movimento.

Questi due elementi ci permettono di gestire la forza dell’avversario.

Perché ciò avvenga sono però necessarie altre due condizioni: la lentezza e il rilassamento.

Attraverso il movimento rallentato e progressivo si ottiene un’estensione “spazio-temporale” che, prolungando il gesto senza sbalzi o strattoni, permette di sentire come gestire la pressione ricevuta e la risposta del corpo collegato internamente e al terreno.

Il rilassamento è l’altro elemento fondamentale perché più la contrazione aumenta, meno si può percepire lo sviluppo della forza dell’avversario.

Quindi il contatto inizialmente deve essere lento, progressivo, senza uso di forza.

Solo successivamente sarà possibile rendere i gesti più rapidi ed eventualmente agire con maggiore forza, a condizione di riuscire a mantenere la struttura corporea e la connessione con il suolo.

Bisogna imparare a distinguere tra “uso della forza interna” e “sforzo”, il primo è il risultato di un gesto allineato, ergonomico, che risulta quindi “naturale e libero”. Il secondo invece è indice di una forza parziale e grezza, che cerca di sopperire all’incapacità di gestire la forza avversaria in modo sciolto e a proprio agio.

Nel processo d’apprendimento del Taijiquan il tuishou costituisce quindi una fase indispensabile per costruire la sensibilità e l’adattabilità negli esercizi a due che permettono, da una parte, di dare il via alla capacità d’adattamento per il combattimento e, dall’altra, di testare le qualità apprese nel lavoro individuale.