Perché praticare il Taijiquan?

Qualche buon motivo per dedicarsi ad un’antica disciplina

Se siete stati una volta in Cina, o per lo meno vi è capitato di vedere un documentario sul modo di vivere dei cinesi, li avrete visti nei parchi mentre fanno ginnastica e, lenti e sinuosi, “danzano” il tai ji.

Il tai ji quan, forse più conosciuto come ta’i chi ch’uan (nel vecchio sistema di traslitterazione), è una disciplina psicofisica d’antica data.

Arte marziale, ginnastica per il benessere, meditazione in movimento… il tai ji è come un vestito che ognuno può indossare a modo suo e per i propri obiettivi.

Parole di miele per i seguaci della new age!!!

Per ottenere dei risultati occorre però darsi un po’ da fare! Ma non è poi così difficile: il movimento lento del tai ji è piacevole e, se si resiste al primo approccio dove ci si può sentire un po’ goffi e imbranati, si è ampiamente ripagati del tempo che gli si dedica.

In Cina da generazioni lo usano come sistema per raggiungere uno stato di calma fisica e mentale; molti si dedicano anche agli esercizi a due, con i quali imparano ad adattarsi ai movimenti dell’altro. Il tuishou, “mani aderenti” o “mani che spingono”, è un eccellente sistema per accostarsi alla difesa personale e al combattimento senza rischi che permette di rendere il corpo flessibile e pronto a reagire agli imprevisti.

Le concatenazioni del tai ji aiutano veramente a rilassarsi e a concentrarsi sui propri movimenti, la respirazione, la morbidezza.

Per qualche istante, il flusso dei pensieri e delle preoccupazioni quotidiane scivola via per lasciare il posto alla sensazione di immersione nello spazio e nella nostra natura più profonda.

Il corpo si risveglia a sensazioni nuove o sepolte in chissà quali memorie e l’energia ricomincia a fluire, libera e leggera, scaldando e vivificando ogni cellula dell’organismo.

Perché in tutto il mondo continuano ad aumentare i praticanti di tai ji?

Proprio perché il tai ji non impone una visione uguale per tutti, ma offre uno strumento duttile e prezioso in molti campi: da quello ricreativo, a quello marziale, a quello meditativo, a quello terapeutico.

Nella danza e nel teatro è utilizzato per insegnare agli artisti, impegnati costantemente nell’apparire e nell’esprimere, ad essere, a vivere il movimento in quanto espressione del proprio interno.

Le persone sotto stress lo utilizzano per calmare il corpo e la mente, imparando così a regolarizzare le onde cerebrali e ad entrare nello “stadio alfa”, quella particolare frequenza d’impulsi nervosi tipica della meditazione e dello stato di calma attenta.

Negli ospedali cinesi il tai ji viene utilizzato come forma di ginnastica nel recupero della mobilità post-operatoria e come ginnastica preventiva, perché, grazie ai suoi movimenti lenti e misurati permette di stimolare la circolazione e il recupero energetico in modo non traumatico, quindi adatto ad infartuati e a persone con patologie debilitanti.

Tai ji e qi gong sono oggi guardati con attenzione anche dalla classe medica, che in alcuni casi si avvale degli esperti di queste discipline per affiancare questo tipo d’esercizi a quelli normalmente proposti.

Ci sono poi i “marzialisti”, che vedono nel tai ji un mezzo per prolungare la loro capacità in combattimento con l’avanzare degli anni e per lenire acciacchi e cicatrici dei loro esercizi precedenti.

In Australia ad esempio, un ex-lottatore di wrestling è divenuto un esperto di tai ji divulgando il proprio metodo nel mondo. Oggi conta su un’organizzazione internazionale che lo sostiene e divulga i suoi insegnamenti: è un esempio concreto di come il tai ji stia modificando l’approccio al movimento.

In Giappone e negli USA questa disciplina cinese è di gran moda, in Italia si sta facendo largo perché a differenza di altre forme di gong fu (kung fu) più dure e dinamiche, il tai ji si dimostra più adattabile e più rispondente agli interessi di larghe fasce di popolazione.

La semplicità d’approccio

Per praticare è solo necessario un buon insegnante e un po’ di spazio.

Di solito i corsi si svolgono in palestre o associazioni culturali, ma nel periodo primaverile ed estivo non è impossibile vedere gruppi di persone nei parchi intenti a “danzare” il tai ji, come succede a Milano.

I gruppi sono ancora poco numerosi, ma timidamente muovono i loro primi passi per trasformare i nostri spazi verdi, ormai orfani delle squadre di ragazzini che giocavano a pallone, in spazi vivi e allegri.