Vita e meditazione

La vita può essere vissuta, ma anche osservata.

La differenza consiste nel punto di vista dell’Osservatore.

Il meditante si allena ad osservare contemporaneamente gli eventi dal di dentro, in quanto colui che vive ciò che accade, e dal di fuori, come un imparziale osservatore esterno.

Quando si è immersi nei turbinii della vita, quando si è soggetti di ciò che accade, è spesso difficile mantenere l’atteggiamento equanime e distaccato di chi osserva dall’esterno e non è coinvolto in prima persona.

Questo sguardo neutrale è però necessario per dare un confine e una precisa dimensione a quanto avviene alla persona, per saper collocare ciò che avviene, per evitare di perdersi in un bicchiere d’acqua.

La meditazione insegna che ci si può sganciare dagli affanni quotidiani: non si tratta di negare le emozioni o diventare freddi e distaccati, ma di collocare i fatti che ci coinvolgono in una diversa prospettiva.

La meditazione ci insegna a vivere le emozioni senza lasciarci sopraffare da loro, ci insegna a collocarle, a darle giusto spazio e valore, ben sapendo che sono fenomeni impermanenti: oggi viviamo ciò che accade in un tal modo, domani lo rivedremo da un’altra angolazione.

Meditare vuol quindi dire imparare a rendere relativo ciò, che in quel preciso momento, ci sembra un assoluto.

È difficile fare questo di punto in bianco, magari in una situazione che crea stress e richiede risposte rapide, ma è possibile allenarsi in una situazione neutrale che ci permetta di sganciare quanto ci trattiene dall’essere veramente noi stessi.

Abbiamo memorie che ci fanno agire secondo meccanismi stimolo-risposta: alcuni parlano anche di memoria cellulare o DNA mentale, intendendo con questo memorie e forme di comportamento ereditate a livello subconscio dai propri avi e dalle persone in risonanza mentale con noi.

Essere se stessi vuol dire quindi saper distinguere tra ciò che ci appartiene e ciò che ci è stato “incollato” addosso, decidere con quali valori e quali priorità vivere, quale scala etica usare, a quali emozioni lasciare le porte aperte e in che termini.

L’osservazione scevra da giudizi che propone la meditazione, il cosiddetto “nobile silenzio”, si pone quindi come porta d’accesso per iniziare questo lavoro di trasformazione interiore verso la propria verità e la libertà d’agire.